sabato 3 gennaio 2015

TERZA TRANCHE CAP.3

Uno strano rumore di passi sul selciato distrasse entrambi i giovani che si voltarono in direzione del bosco e nel buio degli alberi, un‟ombra si avvicinò a loro, lentamente. L‟ombra prese forma umana e un uomo dal volto ancora coperto dalle tenebre della sera, parlò loro.
“Sei arrivata troppo tardi e ormai non potrai fare niente” – disse una voce maschile emergendo dal buio – “ la sua memoria umana è ancora troppo radicata in lui e non intuisce neanche contro cosa dovrà difendersi e cosa soprattutto dovrà difendere”.
Dalle tenebre, Damian intravide degli occhi dal colore inumano: sembravano bianchi come quelli di un cieco che lo fecero dubitare di essere sveglio ed un uomo dal volto arido e scarno, dal colorito scuro e dall‟abbigliamento tetro, avanzò squadrandoli da lontano.
Appena mise a fuoco la sua presenza rendendosi conto che fosse reale, Damian sentì dentro di sé un frenetico moto di furore che gli arrivò in petto e lo fece tremare. Non era paura, bensì rabbia che gli salì da dentro e gli arrivò agli occhi come fosse un fuoco impetuoso e inarrestabile.
Un ringhio animalesco gli uscì dalla bocca, come la prima notte in cui incontrò Ania nel suo sogno, e si ritrovò a interporsi davanti la ragazza istintivamente, per proteggerla.
Il ringhio che emise divenne quasi un ruggito e lo sconosciuto nel sentirlo, indietreggiò sorpreso.
Dopo un primo istinto di smarrimento, l‟uomo si riprese, si raddrizzò preparandosi ad aggredire.
Dalla sua mano, prese vita una sfera di energia, quasi una fiamma irreale, che fluttuò senza toccargli il palmo e la indirizzò verso Damian.
“Non provare a sfidarmi, ancora non sei in condizioni di battermi e comunque non sono venuto per il momento per te “ – lo sfidò il giovane sconosciuto – “ sono venuto per nutrirmi e non potrai fare assolutamente niente per fermarmi”.
Il suo viso era una maschera sprezzante dai lineamenti quasi umani ma con un ghigno malefico.
Gli occhi bianchi e il viso scarno lo facevano sembrare un demonio, ma l‟apparente calma con cui parlò, diede motivo a Damian di capire che voleva far loro del male.
Il suo atteggiamento rimase guardingo e pronto a scattare, con una naturalezza che non credeva possedesse, spontanea e istintiva come il respirare.
Ania, dietro di lui era alquanto calma, respirava regolarmente e fissava lo sconosciuto con audacia, per nulla intimorita o spaventata da quell‟essere. Sembrava emanare un alone serafico a loro protezione, trasmettendolo anche a Damian, con il semplice tocco della sua mano sul braccio.
Vicini quasi a toccarsi, sembravano uniformarsi in un tutt‟uno creando un‟unica entità.
L‟uomo, vide quell‟energia quasi ipnotica prendere corpo e cominciò a fare qualche passo indietro.
“Io adesso vi porgo i miei saluti in amicizia, vado a cercare una preda e vi garantisco che ci rivedremo non appena riprenderò le forze” – promise loro con arroganza – “ la prossima volta, però, non mi troverete solo, siatene certi. Ero solo in perlustrazione.”
Così dicendo, il corpo perse di compattezza dissolvendosi e scomparendo ai loro occhi.
Damian sentì il furore pervaderlo tutto, sempre più forte e incontrollabile, anche dopo la scomparsa dell‟uomo e per timore che Ania potesse spaventarsi vedendolo in quello stato, non si voltò per vedere come stesse.
“Ha saputo reagire nella maniera più opportuna, in questa situazione, come se le fosse familiare trattare con lo sconosciuto e senza nessun tipo di incertezza ”, pensò il ragazzo riguardo il comportamento di Ania in quel frangente.
Si sentì strano, fuori di sé, quasi animalesco e quella sensazione di mordere si fece sempre più impellente, tanto da doversi far forza per riprendere il controllo di sé.
“Damian, Damian calmati ti prego, è andato via e non c‟e‟ più bisogno di difenderci”, lo calmò pacatamente Ania, poggiando delicatamente la mano sulla spalla del giovane.
Lentamente, Damian riprese a respirare regolarmente e il ringhio scomparse del tutto, dal suo petto. Un ultimo sospiro di rilassamento e finalmente Damian si voltò a guardarla, placido e sicuro di sé. La luce soffusa che emanava il corpo di Ania e che la illuminava tutta, lo sconcertò.
“Che cosa ci sta succedendo Ania?”, chiese Damian, più per conferma che per curiosità.
La ragazza si avvicinò a pochi centimetri dal volto del giovane e con serenità rispose: “E‟ tutto a posto non ti devi allarmare. E' solo la nostra natura che si manifesta nel momento del pericolo” – cominciò col spiegargli – “ la mia natura è soprattutto difensiva mentre tu sei nato per aggredire – nell'istante in cui subiamo una minaccia.
Non voleva attaccarci in definitiva e non sei arrivato fino in fondo”, finì col dirgli.
“Cosa vuol dire che non sono arrivato fino in fondo?
Qual è la mia natura?” – domandò Damian alla fine esasperato – “ Ania è ora che tu sia finalmente sincera con me e mi racconti tutto quello che devo sapere”.
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